Settimana
incantevole per una vacanza al mare.
Ho scelto il litorale Laziale.
Il
tratto tra Sperlonga e Gaeta.
Un po’ perché mi riporta all’adolescenza, un
po’ perché, indubbiamente, è un territorio unico e particolarmente beneficiato
da bellezze naturali.
La vegetazione e la limpidezza dell’acqua,
da sempre, hanno contribuito a classificare questi luoghi fra i più belli della
costa tirrenica.
Lingue di sabbia chiarissima, rocce a picco
sul mare, sono l’incantevole immagine di questi quindici chilometri di costa.
Pini secolari, olivastri, ginepri, leccini,
oleandri, ginestre, vivono lungo tutto il tratto, arrampicati e saldamente
ancorati alle rocce, interpretando le forme più strane, segno del tempo e
dell’adattamento alle intemperie.
Un gioiello così prezioso va custodito con
la massima cura e con amore.
Va preservato da ogni e qualsiasi pericolo;
sorvegliato e valorizzato per il piacere di tutti e per il bene comune.
Ognuno di noi, a diverso titolo, dovrebbe
essere orgoglioso del riconoscimento che il territorio ha ottenuto.
La “Bandiera Blu”.
Dovrebbe essere orgoglioso il residente del
luogo, perché premiato del rispetto che ha osservato nel conservare e mantenere
sano e incontaminato il territorio; dovrebbero essere orgogliosi gli
amministratori locali, che hanno rispettato rigidamente le norme per la difesa
e la tutela dell’ambiente, che hanno curato con attenzione il bene comune
secondo il mandato conferitogli dai concittadini; dovrebbero essere orgogliosi
gli imprenditori locali, che hanno con sapienza e rispetto per le leggi,
attuato tutte le cautele per mantenere inalterato l’equilibrio eco-ambientale
del proprio territorio, pensando non solo ai profitti immediati ma soprattutto
al futuro e al bene comune; dovrebbero essere orgogliosi gli ospiti
villeggianti, che con il proprio contributo e il senso civico, facilitano il
mantenimento dei luoghi, preservandoli da inutile inquinamento e abusi;
dovrebbero essere orgogliose tutte le Istituzioni e le Organizzazioni
Provinciali, Regionali e Nazionali, che, come un “buon padre di famiglia”, nel
leggere la profittevole pagella del proprio figlio, si gratificano per
l’obiettivo da questi raggiunto.
Eppure, non è così!
Sono diverse settimane che il tratto di mare
che va da Sperlonga a Gaeta, è interessato da un fenomeno di degrado
ambientale.
Grandi chiazze di materia galleggiante di
colore nocciola/marrone, mista a schiuma, compare a fior d’acqua lungo la
costa, sino a riva, nell’incredulità dei bagnanti che da sempre premiano questo
territorio con la loro presenza.
Il fenomeno si è intensificato in questi
ultimi giorni di luglio e nei primi giorni di agosto.
Ero sulla spiaggia che va dal Porto di
Sperlonga alla Grotta di Tiberio, la scorsa settimana; sulla spiaggia che va
dal lido “Il Fortino” al “Costa d’Oro”, questa settimana, e sono testimone del
triste e oltraggioso atto di violenza ambientale che l’uomo perpetua a danno
della natura. Qualcuno, senza scrupoli, incurante del bene del territorio e di
tutte le persone che lo vivono, ha scaricato a mare rifiuti inquinanti.
Ci domandiamo con stupore e rabbia: chi?
Perché? Da dove?
Le risposte che ho potuto ascoltare sono
molteplici, e tutte senza alcuna certezza.
Una signora che è nata a Sperlonga e vive e
lavora qui da oltre sessant’anni mi dice: “siamo beneficiari di un tesoro, ma
non abbiamo saputo amministrarlo, preservarlo, valorizzarlo. Tendiamo a
massificare tutto, a danno della qualità, del rispetto. Si cerca di ottenere
nell’immediato il massimo profitto non curandosi del futuro”.
Lo si constata in ogni nostra azione, in
ogni settore.
Consumiamo e utilizziamo le cose come se
fossero eterne, indistruttibili, inalterabili nelle loro forme e nelle loro
peculiarità.
Non ci preoccupiamo troppo del domani.
Alcuni attribuiscono il fenomeno al
riscaldamento dell’acqua, altri alla mancata pulizia dei canali circondariali,
altri, ancora, alla mancanza di idonei depuratori, e ancora, abusivismo degli
anni passati, cattiva gestione delle infrastrutture circostanti (vedi i lavori
del porto di Gaeta), addirittura, c’è chi sostiene che sia stato permesso dalle
Autorità locali, di scaricare direttamente a mare ad alcuni alberghi insistenti
sulla costa e che in prossimità del camping “da Benedetto”, alla fine della
spiaggia di Sant’Agostino, al mattino, intorno alle 4:00, si da libero flusso a
mare ai liquami provenienti dalla fogna (uno, due giorni la settimana), in
considerazione dell’aumento della densità abitativa in questo periodo di
vacanze.
Sarà vero?
Chi dovrebbe controllare tutto questo?
LARPA, l’ASL, la Guardia Costiera, i Vigili
del Comune, L’Ufficio Tecnico del Comune, I cittadini del territorio, le
Associazioni Ambientaliste, i Comitati di Controllo, Gli Uffici preposti della
Provincia o della Regione.
Non lo so!
Certamente non chi paga 30 euro per due
lettini e un ombrellone, un euro per una doccia, tre euro per l’accesso alla
spiaggia, 5 euro per il parcheggio, 14 euro per un risotto di mare su piatto di
plastica, ……….. (s.r.f.)
Mi dicono che la stagione è molto difficile,
l’affluenza si è ridotta molto e, forse, fare finta di niente, sminuendo il
fenomeno, è l’atteggiamento migliore, per quelle Istituzioni che dovrebbero
vigilare e garantire la tutela ambientale del territorio e il rispetto
incondizionato delle regole civili di convivenza.
Ripeto. Non è così!
Manca un mese, o forse due, alla chiusura
della stagione balneare.
Non è possibile intervenire severamente
senza ulteriormente danneggiare l’economia locale e, quindi, tiriamo a campare,
senza scoprire il “vaso di Pandora”.
Se proprio sarà necessario, ci si penserà il
prossimo anno.
E così, questi mascalzoni, la faranno franca
ancora una volta!
Oggi
è un giorno diverso. Sono sceso da ”Papardò”.
Un lido dove la mano dell’imprenditore si è
distinta per rispetto del territorio e garbo nell’impianto delle strutture.
Tutto è ben integrato nella roccia e fra la
rigogliosa vegetazione.
Lui, l’Ingegnere, dice che la guida alla sua
mano e alle sue idee viene dall’amore per il luogo.
Mi dice che si sente fortunato a vivere qui.
Che non ha nessuna curiosità di vedere i Caraibi o le Maldive. Lui qui ha tutto
quello che ha sempre desiderato.
Suo padre comprò questi terreni nel 1954, e
lui ha trasferito il suo amore su ogni cosa ora qui presente.
Si scende a mare seguendo i tornanti
costruiti sulla roccia, sapientemente ricoperti di pietra del posto, per non
alterare il sistema circostante. La spiaggia è ampia. La sabbia chiara e
finissima. Il mare regala toni tra il verde chiaro e l’azzurro. L’acqua è
cristallina, a tratti influenzata da correnti fredde provenienti dalla sorgente
del vicino promontorio di Monte a Mare.
E’ meraviglioso osservare dal mare il
costone che a picco si estende per tutta l’insenatura.
Oggi, forse, non era giorno di apertura
della fogna, oppure, nessuna nave di passaggio ha pulito le sentine, o le
correnti girano diversamente.
Il mare è calmo, l’acqua è tornata alla
limpidezza naturale del posto, e tutti ci dimentichiamo del disastro dei giorni
passati.
Quale sia la ricetta giusta?
Sinceramente non la conosco!
Credo, però, che dobbiamo chiedere a chi
amministra il territorio, la competenza nel gestire le risorse naturali, e a
coloro che vivono ad ogni titolo in questi luoghi, il rigido rispetto delle
regole.
Un principio ispirato all’Homologia
Socratica.
Egli usava dire nei suoi Dialoghi: “se il
cattivo discorso trionfa, è una disfatta per tutti, ma se trionfa il buon
discorso, tutti sono vincitori”.
Sperlonga 2 agosto 2012
Bartolomeo Roberto Lepori
OdG Lazio n. 137270