Come sempre, il problema è capire da quale parte della cima iniziare a
riavvolgere il filo
I miei nonni mangiavano carne o pesce due tre volte al mese. Credo
abbiano bevuto Coca Cola due o tre volte nella loro vita, ma giornalmente, tra
pranzo e cena, bevevano 1,5/2 litri del vino di produzione propria. Non sono
mai entrati in un fast food e non hanno mai avuto necessità dei consigli del
dietologo. La loro alimentazione era dettata dalle possibilità economiche del
tempo, e dalla qualità e genuinità dei prodotti che entrambi coltivavano e
allevavano. Mia nonna non ha avuto problemi di cellulite durante tutta la sua
vita (93 anni), e mio nonno non si è mai guardato allo specchio esclamando “ da
domani, basta con pane e pasta! Ci sono almeno 10 chili di troppo”;
cosa che, invece, accade a me di dire molto spesso!
I miei genitori hanno conosciuto il benessere dagli anni ’60, sino
alla conclusione della loro vita.
Mangiavano carne o pesce tre quattro volte la settimana (se non di
più!), bevevano acqua minerale severamente gassata, facevano poca attività
fisica, ma anche loro non facevano mai mancare un buon bicchiere di vino a
tavola durante i pasti.
Io non racconto della mia alimentazione, ma inorridisco se penso a
quella dei miei figli e dei loro amici!!!
Questo, per dire che non si può cambiare il corso del tempo, dei
costumi e degli usi con le tasse!
Non si può pensare di educare un popolo a migliorare la propria
esistenza e quella delle future generazioni, attivando solo la leva fiscale.
Quello che in realtà manca, a mio avviso, è l’esempio, è il senso
civico, è il bene proprio in relazione al bene comune, è il senso della misura,
che sono una buona base per far crescere l’idea di un buon governo del Paese.
La fonte del provvedimento, per essere certa che i cittadini
comprendano il senso civico e etico della misura imposta, deve essere
assolutamente certa di possedere la "credibilità" per attuare un prelievo
di questa portata.
Ho sempre a mente le lacrime della Ministro Fornero, colta da profonda
crisi etico/morale, nel momento in cui pronunciava la "condanna alla
povertà" di centinaia di migliaia di pensionati e di lavoratori.
Mi torna alla mente l'esempio di Aristotele nella Costituzione degli
Ateniesi, quando racconta di Pisistrato, che egli definisce tiranno umano e
benefico, che impose una tassa del dieci per cento su ogni bene prodotto.
Durante una visita nelle campagne intorno ad Atene, incontrò il contadino
dell'Imetto. Il tiranno vide che questi scavava e lavorava una terra tutta di
pietre. Chiese a un suo schiavo di domandare al contadino che cosa producesse
quel terreno; e il contadino rispose: "soltanto disgrazie e dolori, e su
queste disgrazie e dolori, bisogna dare la decima a Pisistrato!"
Vorrei però tornare a esprimere un parere sul vino.
E’ ora che qualcuno parli del vino non solo come piacere edonista o
come mezzo per lo sballo quotidiano, o come fonte di incidenti stradali.
Questo lasciamolo fare agli ubriaconi, oppure a quei politici
qualunquisti che affrontano con superficialità la materia; a quelle persone che
non sanno apprezzare le qualità che questo nettare esprime, estremizzandone
solo il consumo, a volte, praticato con un mix di altre sostanze
allucinogene.
Il vino è cultura, arte, tradizione, fascino, lavoro.
Il vino deve essere considerato, al pari del turismo, una fra le più
importanti fonti di entrata del bilancio dello Stato.
Un Barolo, al pari della Mole Antonelliana; un chianti, al pari del
Davide di Donatello; Un frascati come il Colosseo, un lambrusco come il
Barbiere di Siviglia, un Nero d’Avola, al pari del Gattopardo. E potrei
proseguire all’infinito.
Un messaggio al Ministro: è giusto iniziare a
pensare a regole che conducano tutti i cittadini verso una sana educazione
alimentare, anche al fine di evitare disagi alla comunità in termini di
assistenza e di sanità, ma è doveroso affrontare la materia del vino con
rispetto, competenza e con sensibilità. Non approcci al tema con la stessa
superficialità dei suoi predecessori, cerchi di capire il vino e tutto ciò che
questo esprime come patrimonio della nostra Nazione, in termini di cultura,
lavoro, impegno, immagine e tradizione.
Chissà, potrebbe avvalersi di esperti della materia,
di tecnici del settore. Chi meglio di lui potrebbe seguire questa strada. In
fin dei conti, anche lui è stato chiamato per competenza e non per appartenenza
partitica!
Roma
5 settembre 2012
Lepori
Bartolomeo Roberto
OdG
Lazio n. 137270
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