domenica 30 settembre 2012

Dovremmo imparare a trattare il vino con molto più rispetto


Come sempre, il problema è capire da quale parte della cima iniziare a riavvolgere il  filo
I miei nonni mangiavano carne o pesce due tre volte al mese. Credo abbiano bevuto Coca Cola due o tre volte nella loro vita, ma giornalmente, tra pranzo e cena, bevevano 1,5/2 litri del vino di produzione propria. Non sono mai entrati in un fast food e non hanno mai avuto necessità dei consigli del dietologo. La loro alimentazione era dettata dalle possibilità economiche del tempo, e dalla qualità e genuinità dei prodotti che entrambi coltivavano e allevavano. Mia nonna non ha avuto problemi di cellulite durante tutta la sua vita (93 anni), e mio nonno non si è mai guardato allo specchio esclamando “ da domani, basta con pane e pasta! Ci sono almeno 10 chili di troppo”; cosa che, invece, accade a me di dire molto spesso!
I miei genitori hanno conosciuto il benessere dagli anni ’60, sino alla conclusione della loro vita.
Mangiavano carne o pesce tre quattro volte la settimana (se non di più!), bevevano acqua minerale severamente gassata, facevano poca attività fisica, ma anche loro non facevano mai mancare un buon bicchiere di vino a tavola durante i pasti.
Io non racconto della mia alimentazione, ma inorridisco se penso a quella dei miei figli e dei loro amici!!!
Questo, per dire che non si può cambiare il corso del tempo, dei costumi e degli usi con le tasse!
Non si può pensare di educare un popolo a migliorare la propria esistenza e quella delle future generazioni, attivando solo la leva fiscale.
Quello che in realtà manca, a mio avviso, è l’esempio, è il senso civico, è il bene proprio in relazione al bene comune, è il senso della misura, che sono una buona base per far crescere l’idea di un buon governo del Paese.
La fonte del provvedimento, per essere certa che i cittadini comprendano il senso civico e etico della misura imposta, deve essere assolutamente certa di possedere la "credibilità" per attuare un prelievo di questa portata.
Ho sempre a mente le lacrime della Ministro Fornero, colta da profonda crisi etico/morale, nel momento in cui pronunciava la "condanna alla povertà" di centinaia di migliaia di pensionati e di lavoratori.
Mi torna alla mente l'esempio di Aristotele nella Costituzione degli Ateniesi, quando racconta di Pisistrato, che egli definisce tiranno umano e benefico, che impose una tassa del dieci per cento su ogni bene prodotto. Durante una visita nelle campagne intorno ad Atene, incontrò il contadino dell'Imetto. Il tiranno vide che questi scavava e lavorava una terra tutta di pietre. Chiese a un suo schiavo di domandare al contadino che cosa producesse quel terreno; e il contadino rispose: "soltanto disgrazie e dolori, e su queste disgrazie e dolori, bisogna dare la decima a Pisistrato!"
Vorrei però tornare a esprimere un parere sul vino.
E’ ora che qualcuno parli del vino non solo come piacere edonista o come mezzo per lo sballo quotidiano, o come fonte di incidenti stradali.
Questo lasciamolo fare agli ubriaconi, oppure a quei politici qualunquisti che affrontano con superficialità la materia; a quelle persone che non sanno apprezzare le qualità che questo nettare esprime, estremizzandone solo il consumo, a volte, praticato con un mix di altre sostanze allucinogene.
Il vino è cultura, arte, tradizione, fascino, lavoro.
Il vino deve essere considerato, al pari del turismo, una fra le più importanti fonti di entrata del bilancio dello Stato.
Un Barolo, al pari della Mole Antonelliana; un chianti, al pari del Davide di Donatello; Un frascati come il Colosseo, un lambrusco come il Barbiere di Siviglia, un Nero d’Avola, al pari del Gattopardo. E potrei proseguire all’infinito.
Un messaggio al Ministro: è giusto iniziare a pensare a regole che conducano tutti i cittadini verso una sana educazione alimentare, anche al fine di evitare disagi alla comunità in termini di assistenza e di sanità, ma è doveroso affrontare la materia del vino con rispetto, competenza e con sensibilità. Non approcci al tema con la stessa superficialità dei suoi predecessori, cerchi di capire il vino e tutto ciò che questo esprime come patrimonio della nostra Nazione, in termini di cultura, lavoro, impegno, immagine e tradizione.
Chissà, potrebbe avvalersi di esperti della materia, di tecnici del settore. Chi meglio di lui potrebbe seguire questa strada. In fin dei conti, anche lui è stato chiamato per competenza e non per appartenenza partitica!
Roma 5 settembre 2012

Lepori Bartolomeo Roberto
OdG Lazio n. 137270

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