mercoledì 7 novembre 2012

Moscato di Scanzo D.O.C.G.



Un piacevole incontro "diVino" a Roma, nell'Oratorio dell’Arciconfraternita dei Bergamaschi


            Molti di noi, sono abituati a pensare che, per degustare un vino passito di qualità, bisogna ricercare il prodotto fra i vignaioli del sud della “nostra Penisola”; là dove il sole è più caldo, e le uve esaltano la propria componente zuccherina.
Non è così!
Scanzorosciate, un piccolo Comune della Provincia di Bergamo, con appena undici chilometri di estensione, e con circa diecimila abitanti, vanta il primato della più piccola DOCG d’Italia.
Unico “Moscato Passito” italiano a bacca rossa, allevato su un territorio di trentuno ettari.
E’ un’eccellenza del “vino da meditazione”.
Un prodotto di nicchia, con peculiarità uniche e dalla complessa piramide olfattiva e gustativa.
Colore rubino intenso, con toni tendenti all’arancio nelle annate invecchiate.
La spiccata componente glicemica, rende il vino morbido e piacevolmente caldo.
Sono presenti inconfondibili sentori di marasca, di salvia sclarea e di rosa canina.
In bocca il vino accentua le note di confettura di prugna, di frutti di bosco e di miele.
Sentori di spezie, di tabacco, di cioccolato, si presentano, con sottile evidenza, quando il vino è stato deglutito e si asciuga l’arco gustativo.
Forte e piacevole è la mineralità e l’acidità presente nel vino, che ben si abbina alla pasticceria secca e, in alcuni casi, a formaggi erborinati freschi, o non troppo stagionati.
La mia preferenza, comunque, è sorseggiarlo da solo, cercando di cogliere tutti gli aspetti più profondi e più sottili delle note sensoriali espresse.
Il Consorzio per la Tutela del Moscato di Scanzo associa venti produttori.
Tutti orgogliosi di essere interpreti di un “prelibato elisir”.
Il totale della produzione annua è di circa 60.000 bottiglie, da 500 cl.
Ad accogliermi, all’ingresso dell'Oratorio dell’Arciconfraternita dei Bergamaschi, è Francesca Pagnoncelli Folcieri, con il suo vino nel bicchiere, e la gioia di donarmi il piacere sublime di un’incantevole prelibatezza gustativa.
E giù, il primo bicchiere di vino. Degno delle aspettative, e piacevole approccio a un parterre di quindici espositori presenti.
Sì, quindici diversi prodotti in degustazione. Tutti meritevoli di attenzione e di lode, espressione della prestiosa D.O.C.G. delle "colline bergamasche", promossa dall'Assessorato al Turismo della Provincia di Bergamo presso l'Ufficio di Rappresentanza a Roma.
Mentre degusto il secondo bicchiere, mi trattengo a parlare con la Presidente del Consorzio, di Cuni Angelica, con Emanuele Biava e con Giacomo De Toma. Tutti presenti con i propri “gioielli” da assaggiare.
I loro racconti mi trasmettono l’amore per il proprio prodotto, entrando nelle storie personali e nelle diverse fasi di preparazione del “passito”: la raccolta - obbligatoriamente a mano e in piccoli contenitori -; l’appassimento delle uve - in graticci di legno -; la macinazione; la fermentazione; la torchiatura e, poi, l’affinamento in contenitori di acciaio, per ancora due anni.
E giù, anche il terzo bicchiere!
Una curiosità mi assale. Domando loro come sia possibile che un vino che matura in contenitori di acciaio, abbia in sé i sentori terziari, tipici dell’affinamento in legno?
Emanuele mi risponde che, sicuramente, la roccia calcareo-marnosa delle Colline Scanzesi, da loro chiamata “Sass de Luna”, influisce sulle profumazioni del vino e sulla mineralità e acidità del prodotto, ma, sempre a suo avviso, la componente legnosa dei raspi, durante i cinquanta giorni di appassimento delle uve, e, soprattutto, nella successiva fase di diraspatura e di macinazione, aggiunge al passito, tenui, ma percettibili e inconfondibili, sentori del legno.
Giacomo parla del suo prodotto. E’ molto fiero di fornire la “Casa Windsor”.
E bene sì!  la “Casa Reale d’Inghilterra”, sin dal 1850, beve Moscato di Scanzo!
Dopo il quarto assaggio, l’atmosfera fra me e i presenti diventa molto più familiare e confidenziale.
Ognuno di loro vanta una produzione tra le 700 e le 3.000 bottiglie all’anno di questo “prezioso nettare”.
E’ il vino giusto per rendere piacevole un incontro, un’emozione, per condividere con gli amici momenti di gioia e di convivialità.
E’ una scelta elegante, ricercata e di pregio, che garantisce l’eccellenza e l’unicità del prodotto, nel panorama dei vini passiti italiani.
Lasciatevi tentare dall’emozione di questo vino.
Buona bevuta a tutti!


Roma 7 novembre 2012

Bartolomeo Roberto Lepori
O.d.G. del Lazio tessera n. 137270

1 commento:

  1. Il Moscato di Scanzo è uno dei vini italiani passiti più antichi e nobili, amato da chi cerca un vino prezioso, adatto alla meditazione. Poco fuori Bergamo, in una zona che nulla ha da invidiare alle più celebri zone vinicole tricolori, sui colli del Comune di Scanzorosciate, 30 ettari in tutto, si allineano i vigneti che danno vita alla caratteristica uva di colore nero-blu...
    Il Moscato di Scanzo si accompagna a formaggi erborinati, al cioccolato o alla pasticceria a base di cacao. È così apprezzato anche fuori dall’Italia che un socio del Consorzio di tutela è fornitore della Real Casa d’Inghilterra.
    http://www.smartrippin.com/moscato-di-scanzo-un-passito-tutto-da-scoprire/

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