martedì 14 maggio 2013

Biodiversità e sostenibilità ambientale nel vino. Una filosofia che diventa realtà.

Tutto parte dall’Antroposofia e dalla visione filosofica di vita che ne deriva elaborata da Rudolf Steiner,  per cui lo spirituale che è nell’uomo è condotto verso lo spirituale che è nell’universo.
Detto così, non è facile immaginare come questo pensiero filosofico possa confrontarsi con il mondo del vino.
E invece no!
Il filosofo Rudolf Steiner, già nel 1924, elaborò la teoria delle “due forze formatrici” che, congiuntamente, cooperano tra loro all’equilibrio fra il suolo, l’acqua, il calore e la luce del sole, la vita animale e la vita delle piante.
La forza terrestre e la forza cosmica.
La prima, riscontrabile nei fenomeni di crescita e di produzione delle sostanze; la seconda, nei fenomeni di fecondazione e di maturazione.
Gli agricoltori a lui vicini iniziarono così ad allevare le piante con specifici ingredienti naturali da lui indicati in aggiunta a concimi naturali, escludendo totalmente l’uso dei concimi chimici, ottenendo notevoli e stupefacenti risultati.
La gran parte dei produttori, ancora oggi, non se la sente di escludere totalmente l’utilizzo della sintesi chimica per la coltivazione della vite, in particolare in alcune specifiche zone del pianeta, dove l’equilibrio eco-ambientale è stato totalmente stravolto dall’incoscienza dell’uomo e della sua avidità.
Troppi danni sono stati provocati al terreno e all’ambiente in generale in questi ultimi cinquant’anni, per pretendere dalla natura una spontanea e naturale ripresa della vita. Il regno animale e vegetale sono mutati fortemente. Oggi non è più possibile accettare interventi così invasivi e distruttivi senza dover poi fare i conti con la sopravvivenza della genuinità e della qualità dei prodotti agricoli.
La grande novità, però, è che in diversi territori del nostro globo molti agricoltori hanno avuto un profondo ripensamento sulle tecniche di allevamento della vite, e, con successo, stanno praticando agricoltura biologica, biodinamica ed ecocompatibile, ispirandosi al pensiero del filosofo Steiner, oppure ripercorrendo le tradizioni e la cultura dei luoghi, rivisitandole in chiave moderna.

Giorni fa, Marco Carpineti http://www.marcocarpineti.com mi ha parlato della sua idea di tornare a utilizzare il cavallo e  l’aratro per la coltivazione di una parte della sua vigna. Niente più impiego di trattori e di macchinari.
“La vigna non deve respirare i residui della combustione. Il vino deve tornare a essere l’espressione del solo lavoro manuale e dell’amore del produttore”. I suoi vini, frutto dell’agricoltura biologica e dell’esperienza ormai quasi trentennale, hanno raggiunto livelli di eccellenza, sia per i bianchi che per i rossi, senza tralasciare il neo nato spumante di Bellone 100%, realizzato con il metodo classico della rifermentazione in bottiglia.
Coltivazione esclusiva di vitigni autoctoni su un territorio di cinquantadue ettari. Bellone, Montepulciano, Arciprete bianco, Greco Moro e Giallo, Malvasia, Cesanese, Nero Buono. La felicità dei successi raggiunti la si può percepire dal sorriso di Marco, dalla voglia, mai doma,  di scoprire nuove strade per convincere tutti quelli che incontra che l’unica possibilità di recuperare la qualità nel vino è la coltura tradizionale e biologica della vite e il rispetto del territorio.

Lo scorso aprile, durante il Vinitaly 2013, ho incontrato Filippo Ferrari, agronomo ed enologo, che insieme con Cristian Giorni ha dato vita alla “corrente” ViniEtici www.vinietici.it
Tre i principi fondamentali per la realizzazione dei prodotti così detti etici: mantenere la terra fertile, mantenere le piante in buona salute, migliorare la qualità dei prodotti.
Filippo Ferrari dice che “… la natura fornisce direttamente gli elementi naturali per crescere la pianta, senza bisogno dell’utilizzo di prodotti derivati dalla sintesi chimica”. Parla di tisane, di composti minerali e di letame, per ripristinare la fertilità del terreno.

Biologico è anche assenza di solfiti.
Intergrapes è un marchio che alcune cantine consociate utilizzano per testimoniare e garantire la totale integrità del vino prodotto e la totale assenza di solfiti aggiunti. La società ha messo a punto un composto estratto dai semi contenuti nei chicchi dell’uva e che funge da conservante antibatterico e antiossidante per il vino. Si aggiunge in dose controllata dopo la fermentazione malolattica e in fase di imbottigliamento. E’ un composto naturale che sostituisce lo zolfo e che non dovrebbe alterare gli aromi secondari, propri della fase di fermentazione e di primo affinamento del vino.

L’Azienda Agricola Nativ http://www.winenativ.com di Paternopoli (AV) è uno dei quattordici produttori partner di Intergrapes.
I dieci vini prodotti provengono tutti da vitigni autoctoni (Aglianico, Fiano di Avellino, Falanghina, Greco di Tufo). Azienda giovane condotta da Mario Ercolino, enologo, e da sua moglie Roberta Pirone.
I loro vini esprimono un saldo e inequivocabile legame con il territorio e con la tradizione e la storia che nel tempo ha attraversato le colline dell’Irpinia; concetto fondante della filosofia di viticoltura intrapresa da Nativ .
Terreno vulcanico, fortemente minerale, calcareo e tufaceo.
La posizione delle vigne è situata a un’altitudine tra i 450 – 550 metri (s.l.m.), in prossimità dei monti Picentini. Le forti escursioni termiche incidono positivamente sulle profumazioni e sulle intensità gusto-olfattive, aggiungendo robustezza al carattere del vino, presenza tannica e ricchezza di sostanze estrattive. Vini bianchi fortemente minerali con note fruttate e floreali, tipiche del ceppo di provenienza. Rossi carichi di polifenoli, molto concentrati e cremosi, ricchi di glicerina e di intense profumazioni di frutta rossa matura e di sostanze minerali. Quelli passati nel legno godono di presenza di spezie, di profumazioni etere e di maggiore morbidezza dei polialcoli.
Un giudizio sulla longevità dei prodotti è ancora presto per poterlo esprimere, anche se i presupposti lasciano presagire un interessante risultato. Il tono dei profumi e delle sensazioni tattili sul breve/medio periodo regge ampiamente il confronto con i vini trattati invece con l’anidride solforosa.
Mi riservo di seguire l’evoluzione dei vini Nativ nel corso dei prossimi anni, e invito anche voi a fare lo stesso per saggiare questa nuova naturale tecnica antiossidante che mantiene il prodotto integro e piacevolmente biologico.

Roma, 13 maggio 2013


dott. Bartolomeo Roberto Lepori

Ordine dei Giornalisti - Roma
tessera n. 137270
Sommelier Professionista A.I.S.
tessera n. 112666
e-mail: roberto.lepori@mac.com
            roberto.lepori@goldtv.it


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